martedì 25 marzo 2008

Il ficus (benjamin)

Stamattina, mentre compivo quella noiosa operazione che consta nell'accorciare i peli superflui sparsi sulla faccia meglio noti come barba, ho rivolto la mia attenzione al ficus che campeggia nel bagno (oddio: "campeggia" è forse eccessivo, meglio "sta"). Addentrando l'ancora cisposo sguardo tra i rami ho visto che, nel mezzo, numerosi erano i rametti morti che poco avevo fino ad ora notato. Complice il torpore -ché probabilmente il cuscino oltre alle guance aggiunge qualche piega anche al cervello- ho cominciato a divagare pensando a quanti rametti morti potrei tagliare in me. Vecchi interessi, talora passioni, conoscenze, perfino -brutto a dirsi- amicizie non abbiano più alcuna possibilità di rifiorire e le conservi solo per la pigrizia di recidere. Non so se questo funzioni come viene suggerito nei manuali di giardinaggio o nei lunari (esistono ancora?) ovvero che se si tagliano i rami morti o in eccesso la pianta cresce meglio perché i la linfa si concentra verso le foglie nuove. E' un pensiero crudele forse, ma temo sia anche sensato.

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